CNEL – Le falsificazioni del “made in Italy”

Una interessante relazione, presentata nel gennaio scorso dal CNEL, affronta il tema dell’ “industria del falso”.

La falsificazione può essere definita, nell’ ambito che concerne la produzione di beni manufatturieri, come un’ azione,o un’ attività finalizzata al conferimento ad un manufatto di un’ identità diversa da quella che esso realmente possiede e, più specificamente, di un’ identità proprie di un’ altro manufatto, allo scopo, da parte di coloro che pongono in essere questo tipo di azione/attività, di conseguire una seriue di vantaggi di carattere economico dalla immissione sul mercato di quanto da essi realizzato.E’ partendo da questo concetto di usurpazione che,nel gennaio scorso, il CNEL-Consiglio Nazionale dell’ Economia e del Lavoro, ha presentato una interessante relazione sulle falsificazioni dei beni di largo consumo, ed in particolare delle falsificazioni del ” Made in Italy” sui mercati nazionali ed internazionali. Le ultime statistiche europee sulle falsificazioni e le usurpazioni di marchio segnalano – si legge nella relazione che riportiamo nel link – che i ” furbi” si starebbero indirizzando verso i beni di largo consumo a scapito di quelli di pregio, tradizionalmente oggetto di falsificazioni. Il problema, che, fra l’ altro, coinvolge interessi economici e sociali, viene affrontato con dovizia di dati, informazioni e valutazioni grazie ai contenuti del rapporto dell’ Osservatorio socio-economico sulla criminalità, predisposto dal Prof. Salvatore Casillo, Direttore del Centro Studi sul falso dell’ Università di Salerno.La contraffazione, sia sul mercato interno che su quello ” globalizzato”, assume rilievo di primissimo piano; e con soluzioni per nulla facili. Anche perché i rimedi che vengono prospettati – si legge nel documento – , a partire dalla ” tracciabilità” ( per quanto riguarda i prodotti alimentari), non hanno trovato ancora la giusta condivisione e di, riflesso, neppure i necessari strumenti incentivanti e di regolazione. Ad esempio, sinora la normativa comunitaria sui controlli non è stata applicata alle violazioni di DOP, IGP e vini a denominazione di origine. Le cose dovrebbero cambiare, comunque, a partire dal prossimo 1° luglio, con l’ entrata in vigore del regolamento(CE) n. 1383/2003 che ha incluso anche i ” falsi” prodotti alimentari di qualità tra quelli che violano i diritti di proprietà intellettuale. D’ altra parte l’ accresciuta consapevolezza e l’ interesse dimostrato da fasce sempre più larghe di consumatori – ma anche da istituzioni pubbliche e di ricerca, mass media, soggetti economici – hanno fatto salire il livello d’ attenzione. E’ di tutta importanza, dunque, l’ impulso che il CNEL fornisce con il presente Rapporto, che s’ inquadra con altri atti e documenti, a partire dall’ intesa sottoscritta per la qualità e la sicurezza nel settore agroalimentare, con la quale gli attori della filiera hanno messo a punto un utile strumento di promozione di intese commerciali nel settore, con l’ obiettivo ultimo e irrinunciabile della difesa del consumatore.

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