Criminalità transfrontaliera: la ricerca delle prove in un altro Paese dell’UE.

Nella nota informativa IP/10/1067 del 24 agosto 2010, la Commissaria europea per la Giustizia, Viviane Reding, ha dichiarato che, per quanto riguarda la criminalità transfrontaliera, la Commissione ha adottato un parere sulle proposte degli Stati membri in materia di circolazione delle prove.

La ricerca di prove in un altro paese dell’Unione europea è disciplinata da un insieme eterogeneo di norme che risalgono a cinquant’anni fa e che obbligano le autorità inquirenti a utilizzare svariate formalità e procedure bper acquisire prove diverse. Le autorità del Paese estero possono ignorare la richieste o imporre un termine di loro gradimento.

Il 24 agosto scorso, la Commissione europea ha adottato un parere riguardante la proposta avanzata da sette Stati membri (Austria, Belgio, Bulgaria, Estonia, Slovenia, Spagna e Svezia) per un ordine europeo di indagine, ossia un sistema diretto ad agevolare il lavoro delle autorità giudiziarie nell’acquisizione delle prove nei procedimenti penali transfrontalieri (o nelle indagini a questi relative). La proposta consentirebbe alle autorità di uno Stato membro di chiedere alle autorità competenti di un altro Paese UE di ricercare, scambiare e acquisire prove. Se per esempio le autorità inquirenti svedesi sono sulle tracce di criminali che si nascondono in Spagna, possono chiedere ai loro colleghi spagnoli di effettuare una perquisizione domiciliare in quel paese.

Nel parere pubblicato il 24 agosto scorso la Commissione riconosce il valore aggiunti derivante dalla sostituzione dell’attuale sistema frammentario concernente gli atti d’indagine con un quadro normativo unico. Nel parere si sottolinea inoltre la necessità di norme chiare e precise, che risulterebbero pienamente conformi alla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Le misure proposte comprenderebbero norme minime per l’acquisizione delle prove, dirette a renderne incontestabile l’ammissibilità dinanzi al giudice, oltre a norme sulla protezione dei dati per le informazioni sensibili.

“Per contrastare in modo efficace la criminalità transfrontaliera, le autorità nazionali devono disporre di norme chiare e non burocratiche che rendano possibile la cooperazione. Le autorità inquirenti che indagano su un’organizzazione internazionale o su una persona che ha commesso violenze sessuali in più paesi non possono passare la giornata a compilare moduli. Allo stesso tempo, occorre predisporre garanzie procedurali corrette che rispettino i diritti fondamentali delle persone coinvolte nelle indagini, in particolare degli imputati la cui colpevolezza non sia stata dimostrata”, ha dichiarato la vicepresidente Viviane Reding, Commissaria per la Giustizia. “Realizzare la collaborazione delle autorità giudiziarie sulla base della fiducia reciproca è un compito delicato ma importantissimo. La Commissione ha già presentato proposte per migliorare i diritti degli imputati in Europa e per accrescere la fiducia nei diversi sistemi giudiziari nazionali, e seguirà il dibattito sull’ordine europeo di indagine. Al fine di garantire che le proposte degli Stati membri rispettino la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, la Commissione è inoltre pronta ad assisterli durante le negoziazioni e nella fase dell’applicazione pratica di questo strumento UE”.

(LG-FF)

Approfondimenti

Precedente

Prossimo