Il Consiglio europeo “congela” la controversa direttiva Bolkenstein sui servizi

La proposta di Dir. del Parlamento europeo relativa ai servizi nel mercato interno, presentata dall’ex Commissario Frits Bolkenstein il 13/01/04, dopo un lungo e controverso iter dibattimentale avvenuto sia in sede di Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo sia in Consiglio europeo e, in particolare, dopo la dura presa di posizione della Francia, nei giorni scorsi il Consiglio ha deciso che la direttiva stessa sia riveduta e corretta.

La proposta di Direttiva relativa ai servizi nel mercato interno, detta “Direttiva Bolkenstein, dal nome del Commissario per il mercato interno dell’UE e approvata dalla Commissione europea il 13 gennaio 2004- il cui testo riportiamo nel link -, dopo un lungo e controverso dibattito tra Commissione europea, Consiglio e Parlamento europeo, è stata “ congelata” dalla stesso Consiglio, cioè pur non essendo stata definitivamente ritirata (opzione bocciata con 18 voti a favore e 27 contrari), dovrà essere nuovamente riscritta, come chiesto da una maggioranza di 45 a 5, tenendo presente : a) l’esclusione dalla direttiva dei servizi di interesse generale, a partire dalla sanita; b) l’abbandono del “principio del paese d’origine”; c) la non operatività della direttiva fino all’approvazione di una direttiva quadro sui servizi di interesse generale. Si tratta di una presa di posizione che di fatto svuota i contenuti della Direttiva Bolkstein ed è un buon viatico per i futuri pronunciamenti delle altre tre Commissioni del Parlamento europeo.Come noto, la proposta di Direttiva Bolkstein aveva l’obiettivo “ di ridurre gli intralci burocratici che soffocano la competitività europea….per creare un mercato interno vero e proprio dei servizi invitando gli Stati membri a ridurre gli oneri amministrativi e gli eccessivi intralci burocratici che possono attualmente impedire alle imprese di offrire propri servizi a livello transfrontaliero o di aprire sedi in altri Stati membri “. Ma la Confederazione europea dei sindacati ha obiettato che la proposta introduce una vasta gamma di misure atte a eliminare gli ostacoli al mercato interno di servizi, per quanto riguarda la loro libera prestazione, ma introducendo anche il principio del paese d’origine, secondo il quale un fornitore di servizi è soggetto soltanto alle disposizioni nazionali dello stato membro nel quale è stabilito legalmente. Considerando l’ampio campo d’applicazione del progetto di direttiva essa avrebbe un impatto sostanziale in molte aree di servizi dell’Unione europea, aggiungendo il fatto che, per tale via, verrebbe favorita una destrutturazione del mercato del lavoro, in particolare modo per i lavoratori in distacco, in trasferta e per i lavoratori temporanei, non più tutelati dalla legislazione del paese in cui svolgono la propria attività lavorativa. Insomma, la gravità della direttiva Bolkstein è – come hanno dichiarato i sindacalisti della Fiom -che “ essa scardina i principi di solidarietà e eguaglianza, di estensione dei diritti sociali e del lavoro, che dovrebbero essere alla base dell’Unione e che sono fondamentali per molte costituzioni, compresa quella della Repubblica italiana. La Direttiva, nel nome dell’estensione del libero mercato e della libera concorrenza, afferma il principio della più selvaggia delle competizioni sul piano dei servizi, delle attività economiche, dei rapporti di lavoro . E’chiaro – continua il comunicato della Fiom – che per questa via si scardinano i contratti, le norme di legge e di sicurezza, si crea un meccanismo di concorrenza selvaggia tra imprese e lavoratori, che porta allo smantellamento dei diritti sociali europei “.
L’Europa ha invece bisogno che il necessario completamento del mercato interno, nell’ottica apertasi sulla Strategia di Lisbona, avvenga senza ridurre lo standard qualitativo dei servizi offerti ai cittadini, migliorandone anzi prezzi e servizi, e non alterando i diritti delle persona che lavorano. L’obiettivo principale che una direttiva sui servizi deve avere è quello di stimolare una crescita economica e un lavoro sostenibile, senza pregiudicare le competenze degli Stati membri nei servizi di interesse generale.

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