Indagine conoscitiva su taluni fenomeni distorsivi del mercato del lavoro.

Riportiamo nel link l’audizione tenuta il 15 aprile 2010 alla XI Commissione permanente “Lavoro pubblico e privato” della Camera dei Deputati dal Presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica, Prof. Enrico Giovannini, sull’“Indagine conoscitiva su taluni fenomeni distorsivi del mercato del lavoro (lavoro nero, caporalato e sfruttamento della manodopera straniera)”.

Nella introduzione ll’indagine si legge che:
“Lavoro senza contratto, lavoro in nero, lavoro nascosto, lavoro privo di contribuzione sociale e di garanzie assicurative, in altri termini lavoro non regolare. Il fenomeno è diffuso a li vello europeo, ma in Italia assume forme e connotazioni tali che le azioni di contrasto, per essere efficaci, devono operare in più direzioni. La rilevanza che assumono le piccole imprese nel tessuto produttivo, il persistere di forti divari territoriali di sviluppo, il peso economico dei settori produttivi labour intensive sono alcuni degli aspetti che rendono il nostro paese permeabile alla presenza di lavoro non regolare.

La rapida evoluzione dei flussi migratori a partire dagli anni novanta ha ulteriormente contribuito a segmentare il nostro mercato del lavoro e ad accrescere il dualismo tra occupazione regolare e non regolare. Si ricorda che gran parte dei lavoratori stranieri presenti sul territorio hanno conosciuto, per diversi anni, situazioni di irregolarità rispetto alla residenza e alla condizione lavorativa prima di transitare verso una situazione di regolarità a tutti gli effetti.
Il ricorso al lavoro non regolare, con il conseguente risparmio in termini di imposte e contributi, risulta conveniente sia per le imprese così come per le famiglie nella loro veste di datori di lavoro che impiegano colf o badanti. Il fenomeno, per sua natura difficilmente osservabile, è segnalato dagli ispettori dell’INPS, dell’INAIL e del Ministero del Lavoro, la cui attività di vigilanza evidenzia come da parte delle imprese a forme di irregolarità tenda a crescere nel tempo e a cambiare forma. L’utilizzo di lavoro dipendente falsamente regolato da contratti di collaborazione coordinata e continuativa, la sottodichiaraziome delle ore di lavoro o delle remunerazioni corrisposte ai propri dipendenti, il ricorso al lavoro degli immigrati clandestini e al lavoro minorile sono alcune delle irregolarità accertate quotidianamente dagli ispettori.

Se da una parte alcune delle caratteristiche del fenomeno sono messe in luce dall’attività di vigilanza, l’estensione della sua misurazione all’insieme non osservabile delle numerose unità produttive coinvolte appare molto più complessa. Ciò che si nasconde al fisco, tuttavia può essere stimato dalle istituzioni statistiche utilizzando tecniche di stima indirette e rilevazioni dirette rivolte alle famiglie. In particolare, l’Istituto nazionale di statistica, nell’ambito delle stime sull’impiego del fattore lavoro nel processo di produzione del reddito, fornisce delle stime sul lavoro regolare e non regolare che consentono di quantificare e analizzare il fenomeno a livello settoriale e territoriale.

Il ricorso al lavoro non regolare da parte delle famiglie e delle imprese è un fenomeno che caratterizza il mercato del lavoro italiano da molti anni. Nel 2009 sono circa 2 milioni e 966 mila le unità del lavoro non regolari occupate in prevalenza come dipendenti (circa 2 milioni e 326 mila rispetto alle 640 mila unità di lavoro indipendenti), mentre nel 2001 tale componente dell’occupazione raggiungeva 3 milioni e 280 mila unità. Alla riduzione delle unità di lavoro non regolari si è accompagnata, nello stesso periodo, una crescita delle unità di lavoro regolari.Oltre a fattori strettamente legati all’andamento del sistema economico, queste diverse dinamiche del lavoro regolare e del lavoro non regolare sembrano essere in larga misura riconducibili agli interventi normativi, sia a quelli relativi al mercato del lavoro, sia a quelli volti a regolamentare il lavoro degli stranieri non residenti sul territorio.

(LG-FF)

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