Inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane

Blocchi del traffico, targhe alterne, domeniche a piedi, smog alle stelle, e potremmo continuare. Questi i titoli dei telegiornali e dei giornali che, come ogni anno, da molti anni a questa parte purtroppo si leggono con l’arrivo delle belle giornate invernali. Con queste parole Legambiente apre la presentazione al nuovo e, come al solito, documentato Dossier Smog 2005 sull’inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane.

Si legge nel Dossier di Legambiente – presentato il 26 gennaio scorso e che riportiamo nel link nel testo integrale – che qualcosa è cambiato nel corso di questi ultimi anni, ma ciò che non si coglie è un concreto miglioramento dell’aria che respiriamo nelle città. Oggi conosciamo senz’altro meglio la qualità dell’aria delle aree urbane, si sono estese le reti di monitoraggio, sono migliorati gli strumenti conoscitivi, sono in uso sempre più spesso modelli capaci di integrare le concentrazioni alle emissioni. Sappiamo come si è trasformato l’inquinamento da forme legate alla presenza di sostanze tradizionali quali il piombo tetraetile, l’anidride solforosa e il monossido di carbonio fino alla comparsa di nuovi inquinanti come il benzene, il benzopirene, gli IPA, le PM10, sappiamo anche che alcuni inquinanti permangono pressoché costanti come gli ossidi di azoto e l’ozono. Sono migliorate le composizioni dei carburanti e le tecnologie di abbattimento delle emissioni dei tubi di scappamento delle automobili, tanto è vero che nessuno pensa più nemmeno lontanamente di negare che vi siano effetti diretti tra inquinamento dell’aria e problemi alla salute e gli studi di epidemiologia e di settore sono ormai in grado di correlare patologie e inquinanti in maniera sempre più approfondita. Non si parla più solo di effetti legati all’apparato respiratorio, ma di recente si sono avute evidenze che le polveri fini entrando in circolo attraverso i polmoni rendono più viscoso il sangue e creano disturbi all’apparato cardiovascolare, con conseguenze in particolare sul ritmo cardiaco. Così come ormai è unanimemente riconosciuto il contributo dato dall’inquinamento acustico caratteristico delle città in cui viviamo ai disturbi tipici del nostro tempo: stress, insonnia, gastriti, difficoltà a concentrasi. Tutto questo – si legge ancora nel Dossier di Legambiente – lo si conosce perché ormai coinvolge tutti i centri urbani, anche quelli minori, così come è assodato che il traffico è la principale causa dell’inquinamento atmosferico e acustico delle aree urbane. Ma a quindici anni dal primo provvedimento antismog in nessuna città, piccola o grande, si è riusciti a chiudere il cerchio che dalla conoscenza passa alla consapevolezza e da questa all’azione. Da nessuna parte sono state messe in atto strategie serie di mobilità urbana che passano dalla limitazione della circolazione privata, alla rimodulazione dell’offerta del trasporto pubblico. E’evidente che le amministrazioni locali da sole non hanno le risorse economiche per mettere mano a interventi strutturali di mobilità urbana alternativa e quindi è necessario pensare ad un intervento coordinato tra amministrazione centrale e governi locali con un obiettivo comune: migliorare il benessere di tutti i cittadini e restituire alle nostre città e a chi le abita le piazze, le strade, i monumenti e i giardini adesso sommersi dalle auto e dallo smog.

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