Inquinamento da microplastiche, gli impatti ambientali prodotti dalla dispersione di microfibre provenienti da prodotti tessili

Il nuovo rapporto EEA “Microplastics from textiles: towards a circular economy for textiles in Europe” esamina in modo dettagliato gli impatti che le microplastiche rilasciate dai tessuti hanno sull’ambiente. La strategia dell’UE sui tessili dovrà facilitare il passaggio alla sostenibilità nei processi di produzione, uso e smaltimento; in attesa è auspicabile un graduale abbandono del fast fashion, che comporta una produzione elevata di rifiuti tessili di scarsa qualità.

Nel recente rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente “Microplastics from textiles: towards a circular economy for textiles in Europe” (Microplastiche dal tessile: verso un’economia circolare per il tessile in Europa), pubblicato a metà marzo 2022, si evidenziano gli impatti ambientali dovuti alla dispersione di microfibre da prodotti tessili.
Negli ultimi anni sono aumentate le preoccupazioni per gli impatti ambientali e sanitari associati all’inquinamento da microplastiche. Nonostante un certo grado di esposizione cronica alle microplastiche sia purtroppo parte integrante della vita contemporanea, c’è ancora molta incertezza sugli effetti di questi impatti.

Le microplastiche vengono ingerite da tutti i tipi di organismi viventi, dal plancton, ai pesci e ai grandi mammiferi negli ambienti marini e lo stesso avviene agli animali terrestri perfino agli esseri umani. Infatti le microplastiche sono state trovate in un’ampia gamma di alimenti e bevande, inclusi frutti di mare, acqua potabile, birra, sale e zucchero. Oltre all’ingestione, le microplastiche vengono inalate, trattandosi di particelle che sono sospese nell’aria.

Un’altra fonte di preoccupazione sono le sostanze chimiche potenzialmente tossiche che contengono: additivi, monomeri, catalizzatori e sottoprodotti di reazione dalla produzione contenuti nelle plastiche. Questi possono fuoriuscire una volta che le microplastiche sono state rilasciate nell’ambiente; la degradazione e la frammentazione delle particelle potrebbero aumentare ulteriormente il potenziale di lisciviazione delle sostanze chimiche. Secondo quanto riportato dal report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, gli alti livelli di esposizione alle microplastiche possono indurre reazioni infiammatorie e tossicità e le microplastiche possono essere vettori per la diffusione di agenti patogeni e microbi.

Tra le fonti di rilascio di microplastiche vi sono anche gli indumenti, che le rilasciano soprattutto durante il lavaggio ma non solo. Le vie di rilascio delle microplastiche prodotte dai tessuti non si limitano ad impattare l’acqua dolce e marina ma anche l’aria e il suolo. Inoltre le microplastiche possono essere rilasciate in qualsiasi punto della “catena” tessile: dalla produzione all’uso e cura fino allo smaltimento.

Microfibre in acqua
Microfibre nell’aria
Microfibre nel suolo

La strategia dell’UE sui tessili sostenibili sarà importante anche per facilitare il passaggio alla sostenibilità della produzione, uso e smaltimento dei materiali tessili. In attesa, è auspicabile un graduale allontanamento dal fast fashion, che comporta un utilizzo sempre minore degli indumenti acquistati ed una produzione sempre più elevata di rifiuti tessili sempre più di scarsa qualità.
Per approdare ad una maggiore sostenibilità del comparto tessile, sarà d’aiuto anche il piano d’azione dell’UE per l’economia circolare, che prende in considerazione le microplastiche, sottolineando la necessità di affrontare il tema del rilascio involontario di microplastiche mediante etichettatura e standardizzazione ma anche armonizzando i metodi di misurazione.

Fonte: ARPAT

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