I primi 700 milioni di euro stanziati il 20 febbraio 2015 dal CIPE sono parte di un piano stralcio del valore di 1,1 miliardi di euro per la riduzione del rischio idrogeologico nelle aree urbane e si inserisce, a sua volta, nel più ampio piano nazionale 2015-2020, composto da un lungo elenco di circa 7 mila opere per un fabbisogno stimato per 20.5 miliardi, il 90% delle quali ancora da progettare o con progetti ancora molto lontani dal cantiere, che verrà finanziato con i fondi Coesione e sviluppo del ciclo 2014-20, fondi regionali ed europei. Interventi strutturali come canali scolmatori o casse di espansione accanto a opere di rinaturalizzazione come quelle dei “contratti di fiume” di lungo periodo.
L’avanzamento delle opere, inoltre, sarà sottoposto a un rigido monitoraggio da parte del Governo e la Struttura di missione ha già avviato un accordo con l’Autorità anticorruzione, guidata dal dottor Raffaele Cantone. La novità assoluta europea è il controllo popolare: ogni cittadino potrà verificare lo stato di avanzamento di ogni cantiere dal sito italiasicura.governo.it. I finanziamenti verranno affidati ai Presidenti delle Regioni, nella loro veste di Commissari di Governo che dovranno rispettare il cronoprogramma presentato.
“Finalmente c’è un percorso chiaro, ci sono le regole condivise, i criteri e soprattutto le risorse economiche. Nessuno ha la bacchetta magica ma il risultato raggiunto oggi – ha concluso D’Angelis – è la risposta migliore al dolore di tanti italiani che hanno subito danni e tutta la pubblica amministrazione da oggi si infila gli stivali di gomma per toglierseli al collaudo delle opere”.