L’Unione Europea boccia l’Italia sulle frequenze televisive.

Secondo la Sentenza della Corte di Giustizia dell’UE nella Causa C-380/05 il regime italiano di assegnazione delle frequenze per le attività di trasmissione radiotelevisiva è contrario al diritto comunitario. Tale regime non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.

La Corte di Giustizia dell’UE, con la Sentenza nella Causa C-380/05 pronunciata il 31 gennaio scorso, ha dato una risposta chiara ed esauriente al contenzioso che vede contrapposta Europa 7 e Rete 4 (Mediaset).

Su richiesta del Consiglio di Stato (Italiano) la Corte si è pronunciata valutando la situazione esistente in Italia in merito alla concessione delle frequenze radiotelevisive sottolineando l’anomalia esistente e fornendo altresì una valutazione, non conforme al diritto comunitario, della legge Gasparri. Ora spetterà al Consiglio di Stato dare seguito al parere della Corte.

Commentando la Sentenza, Gianni Pittella del Gruppo PSE al Parlamento europea ha dichiarato: “Le sentenze più che essere commentate vanno eseguite. La sentenza della Corte mette finalmente un punto fermo nella controversia sollevata dall’emittente Europa 7, titolare di un’autorizzazione a trasmettere ma a cui non erano mai state assegnate le frequenze, occupate da Rete 4.

La sentenza riconosce che la legge Gasparri non è conforme alle norme comunitarie. Per il nostro Paese si tratta quindi di un richiamo al rispetto di tali norme, che non potrà essere ignorato. Nell’Europa di oggi non è possibile che non siano garantite in tutti i settori eque condizioni di accesso al mercato. Ciò vale tanto più in Italia in un settore così importante per la vita culturale come quello televisivo, sul quale si è registrato un inaccettabile sconfinamento che ha alterato la parità di accesso a vantaggio di alcuni e a danno di altri. In un paese normale, pienamente inserito in Europa e rispettoso della sua legislazione, ciò non deve più accadere”.

Secondo quanto scrive Enrico Brivio sul Il Sole- 24 ore di venerdì 1° febbraio il diritto comunitario “deve essere aperto a Europa 7, che dal 1999 dispone di una autorizzazione a trasmettere con tecnica analogica, rimasta però sulla carta e mai attuata. Ne discendono i diritti, per l’emittente di Francesco Di Stefano, di ricevere un risarcimento per il danno ottenuto in passato e l’assegnazione immediata di una frequenza analogica. Una ridistribuzione che potrebbe riaprire la questione dello spostamento di Rete Quattro sul satellite, anche se l’ultima parola spetterà al Consiglio di Stato, che si era rivolto alla Corte UE in via pregiudiziale”.

Il Commissario europeo ai Media, Viviane Reding, ha salutato con favore il pronunciamento della Corte di Giustizia, definendolo “un chiaro segnale a favore di una effettiva concorrenza, e di un accesso equo e non discriminatorio alle frequenze radio. A questo punto è chiaro che gli Stati membri non devono usare l’attribuzione delle frequenze per congelare le strutture del mercato nazionale o proteggere la la posizione degli operatori già attivi nel mercato”.

Nel link riportiano il Comunicato Stampa n. 08/08 del 31 gennaio 2008 contenente la Sentenza della Corte di Giustizia nella causa C-380/05 “Centro Europa 7 Srl / Ministero delle Comunicazioni e Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni”.

(LG-FF)

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