L’ industria chimica italiana e lo sviluppo ecocompatibile

Il IX Rapporto ” Responsible Care” 2002, presentato a Milano il 17 dicembre 2003, da Federchimica.

Il 17 dicembre scorso, a Milano, la Federchimica ( Federazione Nazionale dell’ Industria Chimica ) ha presentato il IX Rapporto ” Responsible Care” riguardante l’ impegno dell’ industria chimica italiana sul fronte dello sviluppo ecocompatibile. Infatti, ” Responsible Care” è il Programma volontario dell’ industria chimica mondiale basato sull’ attuazione di principi e comportamenti riguardanti la sicurezza e la Salute dei lavoratori dipendenti e la Protezione dell’ ambiente; e sull’ impegno alla comunicazione dei risultati raggiunti, verso un miglioramento continuo e significativo, che produca risultati concreti. L’ iniziativa ” Responsible Care” è stata avviata in Canada nel 1984 dalla Federazione dell’ Industria Chimica Canadese e poi adottata nel 1988 dalla A.D.C. ( American Chemistry Council). L’ anno successivo il Programma è sato adottato in Europa dal CEFIC (European Chemical Industry Council), mentre in Italia il Programma è gestito, dal 1992, dalla Federchimica. Attualmente il Programma ” Responsible Care” è sottoscritto da oltre 10.000 imprese chimiche, in 47 paesi nel mondo. Il IX Rapporto R.C. 2002 presenta i risultati conseguiti dalle 169 imprese italiane aderenti al Programma, con 450 unità produttive e 61.350 dipendenti, che al 31 dicembre 2002 hanno realizzato un fatturato aggregato di 27,3 miliardi di euro.Di queste imprese, il 73,4% hanno ottenuto la certificazione I.S.O.( International Organisation for Standardisation) 9001, e il 46,1% la certificazione I.S.O.14001, di almeno una delle proprie unità produttive o logistiche. Da sottolineare che l’ industria chimica complessivamente operante in Italia, nel 2002 ha dichiarato un fatturato di 44,3 miliardi di euro e 133.000 dipendenti.Secondo il IX Rapporto presentato da Federchimica, le imprese aderenti a Responsible Care hanno migliorato ulteriormente le proprie performance socio-ambientali con un investimento di 548 milioni di euro pari al 2,2% del fatturato, e con oltre 400.000 ore dedicate alla formazione dei dipendenti.Nel suo complesso l’industria chimica ha speso nel 2002 per l’ ambiente, la sicurezza e la salute oltre 667,5 milioni di euro. In particolare le imprese aderenti al Programma R.C., che rappresentano circa il 60% del fatturato della chimica in Italia, hanno conseguito il primato della salubrità: la chimica – si legge nel Rapporto – ” è il settore manifatturiero che registra la minore incidenza di malattie professionali per milione di ore lavorate. Scendono ulteriormente anche gli indici degli infortuni ( numero di giorni persi per ore lavorate) da 25 del 1989 a 10,3 del 2002.Negli ultimi 13 anni le emissioni in acqua e aria si sono ridotte in media di oltre il 70%. L’ industria chimica nel 2001 ha diminuito ancora le emissioni di anidride carbonica arrivando ad una diminuzione complessiva dell’ 11% rispetto al 1990, superando così gli obiettivi posti all’ Italia dal Protocollo di Kyoto. Anche la gestione dei rifiuti è migliorata ulteriormente, al punto che nel 2002 tale produzione si è ridotta di circa 8mila tonnellate e che il 19,3% dei rifiuti pericolosi è stato recuperato. Nel link riportiamo la Sintesi del Rapporto, ma è possibile consultare il testo completo sul sito web della Federchimica: www.federchimica.it.

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