La diffusione delle infrastrutture di ricarica pubbliche per i veicoli elettrici in Italia

Il rapporto “Le infrastrutture di ricarica pubbliche in Italia”, elaborato da Motus-E, presenta la fotografia della più recente ricognizione del settore. La rete risulta molto più capillare rispetto al recente passato, nell’annualità 2020 si è registrata una crescita significativa dei punti di ricarica, ma permane uno squilibrio nella distribuzione geografica delle colonnine che rivela una prevalenza delle infrastrutture al nord.

Il rapporto “Le infrastrutture di ricarica pubbliche in Italia” presenta lo stato di avanzamento della dislocazione delle colonnine per la ricarica elaborato da Motus-E, associazione che raccoglie 65 operatori e partner della filiera dei veicoli a batteria, dai produttori ai provider (fornitori) di ricariche, dai noleggiatori alle università, dai consumatori, fino al comparto delle assicurazioni.

Il rapporto censisce in Italia 9.709 infrastrutture pubbliche per un totale di 19.324 punti di ricarica (ogni colonnina ne dispone di almeno due): la crescita di quest’ultimi rispetto al 2019, dunque è stata del 41%, quindi decisamente consistente. E ciò limitandosi alle infrastrutture che si trovano sul suolo pubblico (l’80%) o in aree private, ma accessibili al pubblico, l’esempio tipico è quello degli ipermercati e dei centri commerciali.
I dati quindi non tengono conto delle numerose colonnine ad uso esclusivamente privato, da quelle installate all’interno dei perimetri aziendali alle wallbox installate nei garage di private abitazioni, che pure incidono positivamente sulla comodità d’impiego dei veicoli a batteria.
La rete, quindi, è oggi molto più capillare rispetto anche al recente passato, a tutto vantaggio degli utilizzatori.
Ci sono, però, alcune cose che devono ancora essere fatte per permettere alle infrastrutture di fare un ulteriore e, probabilmente, decisivo balzo in avanti. Per prima cosa, bisognerebbe correggere lo squilibrio nella distribuzione geografica delle colonnine sul resto del Paese, che rivela una prevalenza del Nord, dove si trova il 57% delle infrastrutture.

Il divario fra Nord e Sud, in tema d’infrastrutture di ricarica, è consistente. Il Rapporto evidenzia come la Lombardia sia la regione più dotata, con 3.326 punti, pari a 17% di tutte le installazioni; seguono il Piemonte, con 10.6% e, tutte con il 9% Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Veneto. Occorre sottolineare che queste sei regioni coprono quasi il 65% del totale degli impianti. Quanto ad incremento, spicca invece la Valle d’Aosta, passata da 109 a 329 punti di ricarica tra il 2019 ed il 2020.

Secondo quanto rilevato dal rapporto nell’annualità 2020, si è registrata in Italia una crescita significativa dei punti di ricarica del +41% rispetto all’anno precedente che però ha interessato maggiormente quelli installati suolo pubblico, passati dal 73% all’80%, rispetto a quelli a uso pubblico, ma installati su suolo privato (scesi dal 27% al 20% del totale). La tipologia più diffusa riguarda le colonnine a corrente alternata, con potenza compresa tra i 7 (sotto i quali si parla di ricarica lenta), ed i 44 kW.

Sul confronto internazionale il rapporto tiene conto non soltanto del numero delle infrastrutture, ma anche di quello delle colonnine per la ricarica rapida. La Gran Bretagna ad esempio ha investito molto negli ultimi anni sugli impianti fast ed ultrafast. I Paesi Bassi invece, sono terzi al mondo per installazioni pubbliche, dopo Cina e Stati Uniti.

Il rapporto evidenzia come circa il 21% delle infrastrutture installate fosse, al momento del censimento, ancora inutilizzabile, perché non allacciato alla rete elettrica da parte del distributore di energia o per mancanza di autorizzazioni. In questi casi emerge, come spesso accade in Italia, la necessità di una semplificazione e di uno snellimento nelle procedure burocratiche relative all’installazione delle colonnine e, soprattutto, al loro allacciamento alla rete dell’operatore energetico. Una fase della procedura di dispiegamento che potrebbe essere facilitata unificando i rispettivi iter autorizzativi, oggi ancora separati, da cui deriva un conseguente allungamento dei tempi.
Una maggiore accelerazione andrebbe impressa alla realizzazione di un maggior numero di punti di ricarica in corrente continua, che oggi costituiscono appena il 4% del totale.
Il rapporto fa intendere che ne servirebbero di più, per esempio, sulle lunghe percorrenze.
Il piano di recente annunciato da Autostrade per l’Italia, che prevede l’installazione di quattro-sei punti di ricarica fast (da più di 300 Kw) con il proprio marchio “Free to x” in 67 aree di servizio della propria rete è sicuramente un’iniziativa che va in questa direzione.

LE INFRASTRUTTURE DI RICARICA PUBBLICHE IN ITALIA – Seconda edizione
Indice
Ringraziamenti
Executive summary
Considerazioni generali
Una rete di ricarica sempre più capillare
Divario Nord-Sud

Un confronto europeo
Regolazione e Policy
Metodologia

Fonte: ARPAT

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