Le speranze erano aggrappate a un filo sottile: il cuore di Giuseppe Demasi, un cuore giovane, forte, aveva resistito per 24 giorni allo scempio che le fiamme del 6 dicembre 2007 avevano fatto sul suo corpo. Come gli altri sei compagni di lavoro rimasti come lui- imprigionati nel rogo della Linea 5 della ThyssenKrupp di Torino.
Era lunico ancora in vita (oltre ad Antonio Boccuzzi, il collega rimasto miracolosamente pressoché illeso) tra gli operai presenti nel laminatoio quando un tubo dellolio bollente è impazzito e ha iniziato s sputare fiamme inesorabili che sono costate sette vite umane.
Dopo questa strage sul lavoro di Torino i pensieri sono ora tutti rivolti alle indagini, che puntano a ricostruire lesatta dinamica dellincidente ma anche a stabilire responsabilità precise. Perché i primi elementi emersi dal lavoro del pool coordinato dal procuratore Raffaele Guariniello destano interrogativi pesanti: come è possibile, infatti, che in pochi giorni la Asl abbia individuato ben 116 punti critici per la sicurezza nello stabilimento dopo che per almeno due anni la fabbrica era stata sotto osservazione. Emerge prepotente il problema del rapporto tra controllori e controllati ha commentato amareggiato il leader della Fiom torinese, Giorgio Airaudo le ispezioni devono essere approfondite, fornire certezze, perché in gioco ci sono vite umane. E più in generale aggiunge bisogna che lintero sistema produttivo restituisca centralità agli uomini e alle donne che lavorano, le fabbriche in cui si rischia non devono più esistere.
Dopo la morte di Giuseppe Demasi, il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha dichiarato : Lanno finisce male. Ho sentito che è morto anche il settimo operaio della Thyssen di Torino. E la tragedia sul lavoro più grave degli ultimi anni in Italia. Siamo allultimo dellanno e dobbiamo ricordare tutti e sette i ragazzi, questi operai che sono morti nella fabbrica. Il nostro proposito ha aggiunto il premier deve essere che queste cose non accadano più. La sicurezza sul lavoro deve essere il nostro primo obiettivo.
Giorgio Santelli di Articolo 21 il 31 dicembre scorso ha scritto: Milletrentotto morti. E il numero di chi è morto per lavorare in questo 2007 che stà per chiudersi. Donne e uomini che non hanno più un futuro, giovani e anziani che una mattina si sono alzati per andare a lavorare e la sera non sono più rientrati. Non solo italiani, ma anche extracomunitari, o cittadini di unEuropa unita che avevano raggiunto il nostro Paese per ottenere un riscatto sociale con un lavoro che avevano sognato ma che li ha uccisi.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, in un articolo dal titolo Torino, le morti più atroci ha affrontato in una intervista a La Stampa del 10 dicembre il problema delle sciagure sul lavoro, dichiarando che A Torino è accaduto qualcosa di atroce, quella delle morti bianche sul lavoro è una questione nazionale di grande drammaticità. E indispensabile aumentare i controlli nelle fabbriche e occorre che ciascuno si assuma le sue responsabilità. A cominciare dalle imprese, che devono dar conto dei propri comportamenti ma, specialmente, essere pronte a raccogliere, prima che sia troppo tardi, gli allarmi e le segnalazioni che vengono dai sindacati e dagli stessi lavoratori.
(LG-FF)