Le delusioni degli italiani per la politica spettacolo

E’ ciò che emerge dal 36° Rapporto annuale 2002 del Censis sulla situazione sociale del Paese.

Venerdì 6 dicembre 2002, presso la sede del CNEL a Roma, il Presidente Giorgio Cigliana e il segretario generale del CENSIS,Giuseppe De Rita, hanno presentato il 36° Rapporto annuale 2002 sulla situazione sociale del Paese. Un Rapporto preoccupato e preoccupante per l’ impietosa radiografia che viene fatta dell’ Italia del 2002. L’ interessante documento è diviso in tre sezioni: – Le Considerazioni generali ( che i nostri utenti possono consultare e scaricare dal nostro link ); – la Società italiana al 2002 e – I capitoli settoriali. Le Considerazioni generali, ad apertura del Rapporto, costituiscono la sintesi interpretativa dell’ intero volume, ossia delle analisi settoriali e delle interpretazioni dei fenomeni che si articolano nel testo; ma costituiscono anche il tentativo annuale – come sottolineato nella Guida alla lettura – di definire un modello interpretativo che riallacci l’ analisi con gli anni precedenti, facendo da quadro in cui collocare i fenomeni e le interpretazioni dell’ anno e formulando ipotesi di prospettiva. La Società italiana al 2002 costituisce la seconda parte del Rapporto, ossia quella in cui confluiscono tutte le analisi dei fenomeni di maggior rilievo che hanno caratterizzato l’ evoluzione dell’ anno in maniera significativa. Questa parte è per sua natura molto articolata, perché punta ad analizzare i fenomeni più interessanti emersi nei diversi settori socioeconomici. I Capitoli settoriali occupano la terza e la quarta parte del Rapporto. Questi capitoli corrispondono ai seguenti settori: Processi formativi; Lavoro, professionalità, rappresentanze; Il sistema di welfare; Territorio e reti; I soggetti economici dello sviluppo; Processi innovativi e governo pubblico e, infine, Comunicazione e cultura. Presentata, doverosamente, la intelaiatura del Rapporto, vediamo ora che cosa emerge dai contenuti. Innanzitutto, come ha sottolineato il Prof. Giuseppe De Rita, il nostro è un paese che rischia un potenziale declino, perché la nostra società presenta oggi una stazionarietà prolungata senza contraccolpi di reattività e un ” deficit di innovazione” come quelli dei trasporti, della scuola e università. Insomma, le linee seguite sono quelle limitate al galleggiamento. La politica spettacolo, mediaticamente enfatizzata da politici improvvisati e falsamente decisionisti, ha profondamente deluso e depresso i cittadini perché ha creato soltanto mancanza di aspettative.Senza un ” collettivo riferimento al futuro” – si legge nel Rapporto- , ci sono segnali di ” ambigue derive” per il ripiegamento nella ” propensione a vivere bene” del Bel Paese che lasciano intravedere ” difficili speranze” per il futuro della struttura socio-economica italiana”, dove alla ” decapitazione in alto” delle grandi imprese nazionali fa da contraltare l’ affermazione di una ” imprenditorialità medio alta, di giovane e aggressivo management bancario”nella classe dirigente. ” Siamo in una prolungata bassa congiuntura”, constata il Rapporto, che stà portando ad una ” galleggiante stazionarietà”.Tale propensione si vede in particolare nella ” generale mancanza di prospettive” e nel” progressivo appiattimento sul presente” quasi che la stazionarietà sia un approdo più che una fase transitoria.Viviamo nella società dell’ incertezza, di adattiamo al ” non movimento” perché siamo delusi dalle infinite promesse sul nuovo miracolo che non arriva. La new economy, la finanziarizzazione dell’ economia, i processi di privatizzazione e liberalizzazione nei settori pubblici ( ” affari di pochi per pochi”), la globalizzazione e soprattutto”l’onda di una cultura capitalistica del tutto vincente dopo l’ ’89 che si è rivelata incapace – anche eticamente – di poter innervare un nuovo sviluppo mondiale: sono queste le grandi delusioni degli italiani

Fonte: CENSIS

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