Lungo le strade del futuro: importanza dell’immigrazione per l’Italia.

Con questo titolo la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes hanno presentato a Roma, 30 ottobre 2008, la 18° edizione del Dossier Statistico Immigrazione 2008, realizzato con il supporto delle Fondazioni Monte Paschi Siena e Carialo. Il rapporto si struttura in una sessantina di capitoli curati da più di cento redattori, con una grande ricchezza di dati e anche di considerazioni innovative.

Come ha sottolineato Franco Pittau nel presentare il Dossier, la consistenza degli immigrati regolari in Italia si aggira tra i 3,5 milioni di residenti accertati dall’Istat e i 4 milioni ipotizzati dal Dossier. Noi includiamo nel conteggio anche le presenze regolari che, a causa delle procedure molto lunghe, ancora non sono registrate in anagrafe: è come se anticipassimo di un anno l’inserimento dei nuovi venuti presso i rispettivi Comuni.

“Sia per l’Istat che per il Dossier la popolazione immigrata è aumentata di diverse centinaia di migliaia. E’significativo che ciò sia avvenuto in un anno normale come il 2007, senza regolarizzazioni e quote aggiuntive e per giunta caratterizzato da un andamento economico negativo. Questo radicamento, così forte anche in una congiuntura poco favorevole, richiama l’attenzione sulle parole che noi solitamente utilizziamo (“straniero” e “extracomunitario”) e porta a concludere che le stesse iniziano ad apparire desuete e inadeguate perché di riferiscono a persone che non sono estranee alla nostra società”.

Nel Rapporto 2008 si legge che, oltre al numero complessivo delle presenze, anche altri dati sono significativi: tra 1,5 e 2 milioni di lavoratori, quasi 800.000 minori, più di 600.000 studenti, più di 450.000 persone nate sul posto, più di 300.000 diventati cittadini italiani, più di 150.000 imprenditori ed il doppio se si tiene conto dei soci e delle altre cariche societarie.

In Italia, l’immigrazione è un fenomeno a vasta diffusione. Seppure in misura differenziata, non vi è regione o paese estero di provenienza che non siano coinvolti. Dalla Lombardia e dalla collettività romena, che contano quasi un milione di persone, si va alle piccole regioni del Meridione e alle collettività con poche migliaia di presenze. Al vertice della graduatoria vi sono 18 collettività con più di 50.000 presenze, ma vene sono anche 34 con un numero compreso tra i 1.000 e i 3.000.

Lo stesso ragionamento vale per i settori lavorativi. L’elevata presenza presso le famiglie per l’assistenza, in edilizia, nelle fabbriche e in determinati servizi si compone con una diffusione crescente anche in altri settori: nei trasporti, nei bar, negli alberghi, negli uffici.

La consistenza dei numeri è rafforzata dal dinamismo della loro crescita. Le acquisizioni di cittadinanza sfiorano le 40.000 unità; le nuove nascite sono 64.000; gli studenti aumentano al ritmo di 70.000 l’anno; i minori tra nuovi nati e venuti dall’estero sono più di 100.000; le nuove assunzioni “ufficiali” sono più di 200.000 l’anno; l’aumento minimale della popolazione si aggira sulle 350.000 unità. Confrontando i dati con quelli del 2000 ci accorgiamo che il raddoppio è pressoché generalizzato e sotto alcuni aspetti superato. Per avere un’idea più pregnante di quanto stia avvenendo dobbiamo ritornare all’immediato dopoguerra, quando eravamo noi a prendere le vie dell’esodo, 300.000 l’anno e qualche volta anche di più.

Il Dossier, nell’affrontare la funzione degli immigrati, afferma che l’immigrazione è iniziata in Italia come fenomeno lavorativo e questo continua a essere l’aspetto prevalente, senza sottovalutare le implicazioni familiari, culturali, religiose, giuridiche. Gli immigrati hanno un tasso di attività (73%) di 12 punti più elevato degli italiani e tra di loro no n vi sarebbero disoccupati se non perdurasse la pessima abitudine di costringerli a lavorare in nero.

La quota di forza lavoro dall’estero di 170.000 unità l’anno, esclusi gli stagionali, è il minimo ritenuto indispensabile per il buon andamento del nostro sistema produttivo. Sappiamo,però, che le famiglie e le aziende praticano un numero di assunzioni ben al di là dei numeri ufficiali e anche questo comportamento merita attenzione.

(LG-FF)

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