Sulle statali la UE irremovibile: in pensione a 65 anni dal 2012.

L’età pensionabile per le donne del settore pubblico in Italia deve essere portato a 65 anni entro il 2012. E’ quanto la vicepresidente della Commissione UE, Viviane Reding, ha detto al Ministro del lavoro Maurizio Sacconi, durante l’incontro a Lussemburgo del 7 giugno scorso.

“Il cambiamento nella legislazione italiana – ha spiegato il portavoce della Commissaria UE – potrebbe essere combinato con le misure di consolidamento di bilancio”.

“La Commissaria” – ha osservato il portavoce Mattew Newman – “capisce che l’Italia ha difficoltà ma deve applicare la sentenza della Corte di giustizia europea. Il cambiamento della legge può essere combinato con le misure di consolidamento di bilancio del Governo”, ha aggiunto riferendosi alla manovra sui conti pubblici annunciata nei giorni scorsi. Al Ministro Sacconi, la Reding ha ricordato che “tutti gli Stati devono essere trattati allo stesso modo”. La UE insiste dunque sul fatto che il periodo di transizione “deve essere breve”.

“La nuova legislazione deve entrare in vigore entro il 2012”, ha concluso il portavoce. Le norme messe a punto dal governo italiano e rigettate dalla Commissione europea prevedevano di portare l’età pensionabile delle dipendenti pubbliche da 60 a 65 anni entro il 2018. In questi ultimi giorni si stava lavorando a un compromesso che riduceva il periodo di transizione portandolo al 2015.

Sul nuovo monito dell’Unione Europea sulle pensioni degli statali, ovvero l’avvertimento della Commissaria Viviane Reding che prevede otto anni per allineare il pensionamento di vecchiaia delle donne a quello degli uomini (65 anni) è intervenuto il Segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, secondo il quale “ l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne nel settore pubblico è un’azione per fare cassa”. “Su tutto il tema delle pensioni” ha detto Epifani – “un innalzamento è solo per fare cassa, creando nuove iniquità e aprendo nuovi problemi”.

Il Segretario generale della CGIL, riferendosi alle indicazioni fornite dalla Commissione europea, ha poi spiegato che Bruxelles “lo fa su un versante di un supporto di equità. Basterebbe – a proposto – tornare all’uscita flessibile del pensionamento di vecchiaia così come avevamo con la vecchia riforma. Ci possono essere delle soluzioni – ha concluso –purchè si aprano dei confronti con chi rappresenta il mondo del lavoro”.

(LG-FF)

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