Uno studio del WWF stima la quantità media di plastica ingerita dall’uomo con l’alimentazione

La plastica inquina l’aria, l’acqua e il cibo. Uno studio, commissionato dal WWF e condotto dall’Università di Newcastle, indica che il consumo di cibi e bevande comuni può comportare un’ingestione settimanale media di circa 5 grammi di plastica, l’equivalente di una carta di credito.

Uno studio, commissionato dal WWF e condotto dall’Università di Newcastle, in Australia, ha stimato la quantità media di plastica ingerita dall’uomo analizzando e sintetizzando la letteratura esistente, anche se limitata, sull’argomento.

Lo studio ha riportato un’ampia gamma di modelli di ingestione. Pur essendo consapevoli dei limiti di questo campo di ricerca ancora in evoluzione, i risultati iniziali indicano come il consumo di cibi e bevande comuni può comportare un’ingestione settimanale media di circa 5 grammi di plastica (l’equivalente di una carta di credito) a seconda delle abitudini di consumo.

Su un totale di 52 studi che l’Università ha incluso nei suoi calcoli, 33 hanno esaminato il consumo di plastica attraverso alimenti e bevande. Questi studi hanno evidenziato un elenco di alimenti e bevande comuni contenenti microplastiche, come acqua potabile, birra, frutti di mare e sale.

La più grande fonte di ingestione di plastica risulta l’acqua potabile, che include sia l’acqua del rubinetto che quella in bottiglia, pur con grandi variazioni regionali, con il doppio della plastica trovata negli Stati Uniti o in India rispetto all’acqua europea o indonesiana.

La maggior parte delle particelle sono sotto i 5 millimetri e vengono dunque assunte con l’acqua che si beve: la microplastica è infatti presente nelle acque di tutto il mondo partendo da quelle di superficie per finire nelle falde.

Un’altra fonte chiave sono i frutti di mare, che rappresentano fino a 0,5 grammi a settimana. Questo deriva dal fatto che molluschi e crostacei vengono consumati interi, compreso il loro sistema digestivo, dopo una vita passata in mari inquinati dalla plastica.

Le stime dell’inalazione rappresentano una percentuale trascurabile di microplastiche che entrano nel corpo umano ma possono variare notevolmente a seconda dell’ambiente. Lo studio esamina 16 articoli incentrati sulla qualità dell’aria indoor e outdoor.

I risultati mostrano che l’aria interna è più pesantemente inquinata dalla plastica rispetto a quella esterna, a causa di una limitata circolazione dell’aria e dal fatto che i tessuti sintetici e la polvere domestica sono tra le fonti più importanti di microplastiche sospese. Questa stima è molto prudente, ma suggerisce che l’esposizione a microplastiche sospese nell’aria può variare ampiamente a seconda delle condizioni locali e dello stile di vita.

Un recente studio condotto nei Pirenei francesi ha scoperto che le microplastiche possono viaggiare nell’aria percorrendo molti chilometri e raggiungere zone ritenute incontaminate, lontane da centri urbani ed industriali.

Il documento WWF “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion From Nature To People” si concentra anche su un’altra area chiave di ricerca ossia l’identificazione degli effetti sulla salute derivanti dall’ingestione di plastica nell’uomo.

Fonte: ARPAT

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