WWF: l’80% della deforestazione mondiale si concentra in 11 aree

Se il trend attuale di deforestazione non si ferma tra il 2010 e il 2030 perderemo in questi “fronti di deforestazione fino a 170 milioni di ettari di foreste “, secondo i risultati del più recente capitolo del report sulle Foreste del WWF internazionale.

I polmoni verdi a rischio sono
– Amazzonia
– foresta atlantica e Gran Chaco
– Borneo
– Cerrado
– Choco-Darien
– Africa Orientale
– Australia orientale
– Greater Mekong
– Nuova Guinea
– Sumatra
– Bacino del Congo

Questi luoghi contengono la più ricca concentrazione di fauna selvatica al mondo, comprese le specie in via di estinzione, come oranghi e tigri, e sono tutti aree fondamentali per molte comunità indigene.

“Immaginate un bosco che si estende in tutta la Germania, la Francia, la Spagna e il Portogallo spazzato via in soli 20 anni”, dice Isabella Pratesi, Direttore programma di Conservazione Internazionale del WWF Italia – “Stiamo cercando di salvare le comunità e le culture che dipendono dalle foreste, e garantire che queste continuino ad immagazzinare carbonio, filtrare la nostra acqua, fornire legname e l’habitat per milioni di specie.”

Il report del WWF dimostra che oltre 230 milioni di ettari di foresta scompariranno entro il 2050 se non si interviene e che la perdita delle foreste deve essere ridotto quasi a zero entro il 2020 per evitare cambiamenti climatici pericolosi e perdite economiche.

Il report WWF esamina dove la maggior parte della deforestazione è più probabile nel breve termine insieme alle principali cause e soluzioni per invertire le tendenze previste.
A livello globale, la principale causa di deforestazione è l’agricoltura in espansione – tra cui l’allevamento commerciale, la produzione di olio di palma e di soia, ma anche l’invasione di attività agricole che tagliano e bruciano le foreste (“Slash and Burn”) . Il taglio insostenibile e la raccolta della legna possono contribuire al degrado forestale, o la “morte da mille tagli”, mentre le miniere, l’energia idroelettrica e altri progetti di infrastrutture portano nuove strade che aprono le foreste ai coloni e all’agricoltura.
Le attività agricole oggi occupano il 38% della superficie delle terre emerse (tra coltivazioni e zone di pascolo) e costituiscono l’uso più vasto del suolo realizzato dall’intervento umano. La sfida di alimentare una popolazione in costante crescita (dagli attuali più di 7.2 miliardi ai 9.6 previsti per il 2050) passa, come propone il WWF che, proprio ieri ha lanciato il suo programma per EXPO 2015, attraverso un’ecoagricoltura che sia fortemente integrata nei processi circolari della natura e che elimini totalmente gli sprechi alimentari oggi esistenti e non certo, come qualcuno ancora ritiene, incrementando le aree agricole e pascolive e distruggendo di fatto le foreste ancora esistenti.

“Le minacce per le foreste sono più grandi di una singola azienda o industria, e spesso attraversano i confini nazionali. Essi richiedono soluzioni che guardano tutto il paesaggio “, continua Pratesi “Questo significa collaborazione territoriale che tenga conto delle esigenze delle imprese, delle comunità e della natura.”

Il rapporto è stato rilasciato in occasione del vertice ‘Tropical Landscapes Summit: A Global Investment Opportunity’, un meeting internazionale di leader politici, imprenditori e della società civile in corso a Giacarta, Indonesia.

“Il vertice è l’occasione per proporre investimenti verdi e istituire partenariati pubblico-privato di trasformazione”, afferma il direttore generale del WWF Internazionale Marco Lambertini. “L’Indonesia ha una grande opportunità, la transizione verso una innovativa economia verde che metta in primo piano la prosperità umana e il benessere tanto quanto un ambiente sano. La scelta di mantenere foreste sane e naturali per molteplici scopi e per ottimizzare la produttività del territorio circostante sarà un esempio interessante di questo approccio. Abbiamo bisogno di una intelligente pianificazione territoriale, che riconosca il valore a lungo termine di paesaggi forestali sani “.

Fonte: WWF

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